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CON SORTE

Buona la prima-Con Sorte

La Pentola Nera ha debuttato al Sibiriaki, durante il Torino Fringe Festival, col loro nuovo spettacolo Con Sorte che per un’ora trasporta nella follia e in una Sicilia che per paura accetta i sotterfugi della mafia, fino ad arrivare ad ammirarla. Scendendo nella Ferramenta si vede l’attrice Oriana Martucci già in scena, ipnotizzata a guardarsi i piedi mentre sta seduta su uno sgabello con addosso una vestaglia rosso vermiglio. Non appena cala il silenzio lei inizia un monologo in cui narra la sua storia; quella di una giovane siciliana innamorata del marito straniero ma fedele al proprio borgo di nascita.

Capiamo chiaramente che ci troviamo davanti ad una donna addolorata e che ha perso il senno, rinchiusa in chissà quale casa di cura e che per la millesima volta racconta ad un dottore di lei, ripercorrendo i passi di una vita che l’ha logorata dentro. Con sorpresa mi trovo ad interrogarmi sull’effettiva età dell’attrice. Negli occhi e sul volto leggo una giovane età, però il corpo è impegnato con spasmi muscolari e tremiti che mi sembra incredibile una giovane attrice sia riuscita a simulare, soprattutto considerando che è da sola sul palco per un’ora.

Si rimane affascinati dall’uso della voce, dalla padronanza fisica e dallo sforzo che compie in scena, che la porta a sudare e diventare quasi dello stesso colore della vestaglia che indossa come se fosse un vestito di alta sartoria. Mentre vediamo in scena la forza dell’attrice, invece ci viene raccontata la storia di una fragile e impaurita Rita, che accetta di pagare il pizzo per poter mandare avanti la sua attività assieme al marito. La donna è cresciuta in quel borgo e sa come vanno le cose, sa che è inutile opporti e denunciare, non ha intenzione di perdere il marito Rocco e vuole continuare a condurre una bella vita senza terrore. Però accettando il ricatto, porta alla follia l’amato che, all’oscuro dei pagamenti di Rita, non può far altro che attendere qualche gesto di sfida dalla mafia e affogare nel orrore della paura. L’amore fra i due si sgretola, come anche la moralità di Rita che è ormai sedotta dal loro ricattatore e anzi invidia la bella vita che l’amica, moglie del capo mafioso, conduce al castello della cittadina. La follia dilaga, corrode i cuori, porta alla morte Rocco e Rita in ospedale, a desiderare di esser ricordata da qualcuno dopo aver perso tutti i suoi tesori: il suo negozio, il marito e la sua vita.

Oriana Martucci ci parla ma è per tutto il tempo nel suo mondo, ci guarda ma è come se non ci vedesse e davanti a lei passassero solo le immagini di quello che racconta. Come lei inizialmente era ipnotizzata dai suoi piedi, così lo è il pubblico durante lo spettacolo mentre vede in scena sia il grottesco che la grazia e si trova davanti uno spettacolo che riesce ad essere vero teatro. Il lavoro della Martucci assieme al regista e autore del testo, Giacomo Guarneri, sicuramente merita di essere visto e rivisto per cogliere ogni aspetto di uno spettacolo che non è spettacolare per l’impianto ma lo è per la concentrazione e l’impegno che c’è dietro, oltre la forte volontà di denunciare realtà sociali.

Andreea Hutanu
www.teatrodamstorino.it

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